Olympo
Arriva oggi su Netflix Olympo, una nuova serie originale spagnola prodotta dallo stesso team che aveva realizzato Élite dunque con le giuste promesse per diventare la serie evento virale di quest’estate.
Netflix ci ha dato la possibilità di guardarla in anteprima e di seguito trovate la nostra recensione.
Siamo nel Centro di Alto Rendimento di Pirineos (CAR Pirineos), una prestigiosa accademia dove giovani atleti si preparano per diventare i migliori del paese con il sogno di arrivare un giorno alle olimpiadi. Come se la tensione agonistica non fosse abbastanza il precario equilibrio nel centro sportivo viene ulteriormente messo alla prova quando uno scandalo minaccia di rovinare la carriera a molti allievi.
I rapporti personali diventano un campo di battaglia: amicizie, amori e rivalità si intrecciano in un clima sempre più teso che porterà molti all’esasperazione. Amaia (Clara Galle), una delle stelle nel nuoto sincronizzato si ritrova a mettere in dubbio le sue capacità nel momento in cui la sua amica e compagna di squadra ottiene un rendimento migliore del suo. Ciò la spingerà a dubitare di chi la circonda fino a rendersi conto che molti atleti del centro sportivo stanno ottenendo inspiegabilmente risultati fuori dal comune.
Dall’altro lato c’è Roque (interpretato dall’ex rugbista uruguayano Agustín Della Corte che molti avranno probabilmente già visto in La Sociedad de la Nieve) che nonostante le doti e la posizione ottimale nella squadra di rugby si ritrova alle prese con la discriminazione e l’omofobia legata al taboo dell’omosessualità nello sport. Il suo poteva essere l’arco narrativo più interessante della serie ma sfortunatamente cade nella risoluzione banale.
I fan di Élite saranno felici di scoprire che tra i protagonisti della serie c’è anche Nuno Gallego. L’attore interpreta Christian, un altro giocatore di Rugby disposto a tutto pur di migliorare le proprie prestazioni anche a costo di oltrepassare pericolosi limiti etici. Un personaggio grigio che potrebbe risultare difficile da apprezzare per lo spettatore come potrebbe accadere nel caso di Amaia.
Tra i temi centrali che la serie tratta c’è (oltre al concetto della determinazione) quello della sessualità, rivisitato anche con Zoe (Nira Oshaia), una ribelle lunghista bisessuale il cui istinto e impulsività la faranno finire nei guai compromettendo la sua intera carriera.
Una serie leggera ed estiva, un po’ sopra le righe per la sua drammaticità tipica della soap opera che però si lascia guardare nonostante faccia acqua da molte parti. Il potenziale per far rivivere agli amanti dello sport le atmosfere delle olimpiadi c’era e nei primi episodi viene sfruttato in modo ottimale ma si perde dal quarto episodio in poi per dare più spazio al melodramma quasi adolescenziale vissuto dai personaggi. Piuttosto che dimostrare la bellezza dello sport la serie sceglie di concentrarsi sulla sua tossicità sprecando l’occasione per regalare al mondo intero delle belle storie attuali e verosimili sulla vita di giovani atleti. Un pizzico in meno di superficialità nella sceneggiatura avrebbe aiutato Olympo a diventare un ottimo prodotto, forse unico nel suo genere.
C’erano senza ombra di dubbio l’ambizione e la volontà di esplorare tematiche importanti come la salute mentale, la sessualità e la pressione sociale ma il tutto viene trattato con un troppa superficialità come se la forma contasse più della sostanza.
L’estetica dei protagonisti ha la meglio e ciò garantirà un’ottima risonanza con il pubblico giovane. Se questo sarà abbastanza la serie diventerà virale e tutti si innamoreranno dei suoi palestrati protagonisti e delle bellissime protagoniste nonostante le mediocri capacità recitative del cast.
Sarà curioso scoprire se Olympo seguirà lo stesso successo di Élite con rinnovi infiniti o se al contrario sarà cancellata dopo una sola stagione come succede a moltissime serie originali sulla piattaforma.
Olympo è da oggi ufficialmente disponibile su Netflix.